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Artrosi e lavoro
Esistono attività lavorative che costituiscono un valido esempio di quanto l’iterazione degli stessi gesti, una postura viziata, il sovraccarico funzionale possano, con il passare del tempo, produrre danni osteo-articolari definitivi.
Possono citarsi, ad esempio, la cifosi dei facchini, la coxartrosi delle mondine, l’anca del coltivatore di garofani, la scoliosi dei violinisti, la colonna dei carrettieri, il rachide dei trattoristi, il dorso curvo dei dentisti, la lombartrosi dei lavoratori agricoli, le artrosi baro-traumatiche
A rischio maggiore di coxartrosi risultano inoltre i lavoratori edili ed i vigili del fuoco. Portalettere e lavori di pulizie sarebbero invece attività a rischio più elevato rispettivamente di coxartrosi e gonartrosi nelle donne.
Sedi predilette dell’artrosi da utensili vibranti (martelli pneumatici, perforatrici pneumatiche, trapani ecc.) sono il gomito, la mano, il polso e, in misura minore, la spalla.
Le artrosi baro-traumatiche dell’anca e della spalla si manifestano in soggetti che hanno lavorato come tubisti, sommozzatori o palombari e che sono andati in contro, nel corso della loro attività, a “colpi di pressione”.
La pratica di un’attività sportiva rappresenta un potenziale fattore di rischio artrosico in tutti quei casi in cui si realizza un sovraccarico funzionale intenso e prolungato dell’articolazione. |