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Terapia chirurgica

La chirurgia viene di solito utilizzata nelle forme più serie di artrosi, quando il dolore e la difficoltà di movimento sono molto accentuati.
Gli interventi prevedono la sostituzione dei due capi ossei (due estremità delle ossa che incontrandosi e incastrandosi l’uno sull’altro formano l’articolazione) malati con protesi che si articolano tra loro e permettono di muoversi.
L’intervento più diffuso è quello all’anca, in cui una protesi sostituisce la testa del femore o l’acetabolo, cioè la cavità dell’anca in cui appoggia il femore.
L’unico problema è quello della durata della protesi, che è di circa 10-20 anni.
Per questo, di solito, è consigliabile operare pazienti oltre i 60 anni di età.
Anche la protesi del ginocchio, che sostituisce le porzioni articolari della tibia e del femore, si sta sempre più diffondendo. La durata della protesi è paragonabile a quella dell’anca.
Nei casi più seri di artrosi della spalla, si può impiantare una protesi che garantisce una buona mobilità.
Meno diffusa, invece, è la protesi della caviglia che è riservata alle situazioni gravi.
Se, invece, il problema è l’artrosi alla base del pollice (rizoartrosi), sono disponibili diversi interventi che utilizzano:
plastiche ai tendini
l’inserimento di una piccola protesi al posto dell’osso trapezio (un osso dell’articolazione alla base del pollice)
la fusione delle due ossa

Le principali controindicazioni per il trattamento chirurgico comprendono condizioni generali non soddisfacenti, affezioni vascolari periferiche, neuropatie, affezioni neuromuscolari e processi infettivi in atto.

Dopo trattamento chirurgico, è indispensabile per il paziente seguire un programma di riabilitazione post-operatoria, i cui obiettivi sono di ottenere da un lato la massima escursione articolare con un buon controllo muscolare e dall’altro un rapido ritorno alle comuni attività della vita quotidiana.
Durante la degenza i pazienti devono essere incoraggiati a fare una serie di esercizi come la flessione/estensione delle caviglie, lo stiramento degli arti inferiori e la contrazione dei quadricipiti.
Anche la ginnastica passiva permette un recupero più veloce della mobilità e riduce la necessità di manipolazioni post-operatorie.


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